Le ultime generazioni vivono nella società della frenesia dove tutto funziona subito: un click e la pagina web si apre, un altro click e quest’ultima in meno tempo di prima si chiude.
Con una buona connessione, alcuni motori di ricerca sono capaci di darci una risposta in circa 0.35 secondi nei quali analizzano tutto il materiale presente sul web fornendoci poi migliaia di risultati. Purtroppo la vita non assomiglia affatto ad un motore di ricerca, necessita di tempo che spesso, per noi giovani e adulti, diventa insopportabile. Quando subiamo una delusione, ci troviamo in una situazione nella quale non sappiamo come comportarci, come reagire, non siamo abituati a fermarci e nemmeno a riflettere chissà quanto senza riuscire a trovare una risposta. Quindi facciamo l’unica cosa che sappiamo fare: riprovarci. Ma il problema sta proprio qui, perché ci riproviamo allo stesso modo di prima, proprio come un disco rotto o graffiato che quando si ferma poi riparte da capo e si ferma di nuovo, così all’infinito, finché qualcuno non decide di tirarlo fuori dal lettore.
Noi giovani siamo anche famosi per avere la soglia dell’attenzione e concentrazione bassa, sempre per lo stesso motivo della cultura in velocità 2x, e dopo aver provato diverse volte a risolvere un problema, perdiamo la voglia. La nostra concezione di soluzione non comporta un’analisi e penso che questo sia il problema che sta alle fondamenta. Vorrei sottolineare però una differenza tra i giovani stessi: quelli che si fanno dominare da questa accidia, scegliendo così una prospettiva negativa e demoralizzante, e quelli che invece, dopo averci sbattuto la testa più volte, scelgono di guardare le cose da una prospettiva differente, gli stessi che poi nella maggioranza dei casi riusciranno a superare l’ostacolo. Infatti credo fermamente che la soluzione stia proprio qui: nel rendersi conto dell’errore e cambiare punto di vista.
È dunque necessario per noi giovani riuscire a riconoscere il nostro errore di accidia e rimboccarci le maniche senza vergogna, poiché come tutti sappiamo “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”. Questa presa di coscienza e azione immediata dimostra una maturità che prima o poi tutti dovranno raggiungere per poter affrontare il mondo lavorativo e sociale che ci aspetta.
Caterina Balint