Da poco si sono chiuse le iscrizioni alle classi prime delle scuole superiori. Nell’ambito liceale il calo delle iscrizioni al Liceo Classico, a favore del Liceo Scientifico, segna un cambiamento nelle preferenze educative dei giovani italiani.

Il Liceo Scientifico, con il suo focus su materie come matematica, fisica e informatica, sembra rispondere meglio alle necessità di un mondo del lavoro sempre più orientato verso le scienze e la tecnologia, dove le competenze pratiche e specialistiche sono altamente richieste. D’altra parte il Liceo Classico, che si concentra maggiormente su discipline come il latino, il greco e la filosofia, continua a offrire una formazione umanistica che punta invece a sviluppare il pensiero critico, una visione profonda della realtà e la capacità di affrontare le grandi domande dell’esistenza.  

Una formazione simile è offerta dal liceo delle Scienze Umane, che risulta ancora apprezzato da studenti e famiglie: i dati delle iscrizioni per l’anno scolastico 2025/2026 infatti risultano stabili, con una una buona distribuzione in tutte le regioni italiane.

La differenza tra i diversi tipi di licei, più in generale, solleva una questione importante: quale tipo di formazione vogliamo per le nuove generazioni? Una formazione strettamente orientata a rispondere alle esigenze del mercato del lavoro e a preparare professionisti tecnicamente preparati, oppure un’istruzione che coltivi anche la dimensione umanistica, in grado di sviluppare menti capaci di riflettere sulla complessità della condizione umana e di interrogarsi sulle difficoltà della vita?

La sfida, dunque, non è solo quella di scegliere tra scienza e umanesimo, ma di trovare un equilibrio tra le due dimensioni. Un’educazione che unisca la concretezza delle scienze e la profondità del pensiero umanistico potrebbe formare individui più completi, capaci di affrontare le sfide di un mondo in continuo cambiamento con consapevolezza e libertà. 

Denisa Remschi