Lo sport, nel corso della storia, ha rappresentato un mezzo fondamentale attraverso cui l’umanità ha raggiunto traguardi non solo sportivi, ma anche sociali. Esso è un prezioso tesoro immateriale che ha il potere di unire culture e mentalità diverse, tutte accomunate dalla passione per l’attività fisica. La sua efficacia è stata dimostrata nei secoli anche grazie al contributo di numerose personalità.
Un risultato di grande importanza che lo sport ha permesso alle donne di conseguire è stato quello dell’emancipazione.
Inizialmente, i giochi olimpici non prevedevano la partecipazione femminile, ma nell’edizione del 1900, 22 donne vi presero parte su un totale di 997 atleti. Nonostante la crescente presenza femminile, le donne nello sport erano spesso oggetto di critiche sociali, accusate di trascurare i propri doveri familiari e domestici. Si riteneva che lo sport fosse contrario alla loro “natura delicata”.
Al contrario, nell’antica Sparta le donne godevano di una posizione sociale di rilievo. Sebbene fossero escluse dalla vita politica, avevano uno status importante come madri dei guerrieri spartani. A differenza delle donne ateniesi, non avevano il compito di educare i figli o di svolgere faccende domestiche e potevano partecipare a eventi sportivi importanti, anche nella disciplina della lotta.
Nel corso dei secoli, molte altre donne hanno sfidato gli stereotipi di genere. Una delle figure più emblematiche è quella di Billie Jean King, tennista che ha lottato instancabilmente per i diritti delle donne. Dopo aver vinto per la terza volta consecutiva il torneo di Wimbledon, iniziò a combattere per l’uguaglianza salariale, poiché il premio in denaro era la metà di quello assegnato agli uomini. Quando nel 1972 vinse gli US Open e il suo premio fu ancora inferiore rispetto a quello di un uomo, Billie Jean King dichiarò che non avrebbe più partecipato al torneo se non fosse stata introdotta una retribuzione uguale per entrambi i sessi. Fu così che gli US Open divennero il primo torneo in cui uomini e donne avevano lo stesso premio in denaro.

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Nello stesso anno, una nuova stella del calcio si fece strada: Mia Hamm. Nel 1985 Mia Hamm debuttò nella squadra di calcio femminile degli Stati Uniti, raggiungendo traguardi straordinari, tra cui la vittoria della Coppa del Mondo femminile. Oltre ai successi sportivi, Hamm ha svolto un ruolo fondamentale nell’emancipazione femminile nel calcio. Dopo il ritiro, ha fondato un’organizzazione no-profit che si impegna per la crescita del calcio femminile e, inoltre, per la sensibilizzazione sulla donazione degli organi.
Grazie a queste figure e a molte altre, oggi l’emancipazione femminile nello sport ha fatto enormi passi avanti. Tuttavia esistono ancora problemi da risolvere, come la disparità salariale e gli stereotipi di genere. In diversi casi, infatti, le atlete guadagnano meno dei loro colleghi maschi e vengono considerate meno adatte a certe tipologie di sport. Inoltre le competizioni femminili vengono trasmesse di rado, rispetto a quelle maschili.
Nonostante ciò, si stanno sviluppando iniziative volte al cambiamento. Negli Stati Uniti, per esempio, sono stati introdotti contratti con compensi pari tra le squadre maschili e femminili, mentre in Danimarca i calciatori della nazionale hanno rifiutato un aumento salariale per garantire pari retribuzioni alle colleghe.
L’emancipazione femminile è una delle sfide più grandi che le donne devono affrontare, e sebbene il traguardo richieda enormi sacrifici e coraggio, come in ogni competizione, non è mai ammesso arrendersi.
Maria Sole Pasetto