Dante Alighieri e Guido Cavalcanti, illustri esponenti della corrente poetica stilnovista, che si diffuse in Italia tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300, furono grandi amici. Il loro rapporto di amicizia aveva come fondamento la stima reciproca e per Dante (oltre che poeta, fu uno dei priori di Firenze) non fu facile esiliare Cavalcanti nel 1300, perché quest’ultimo aveva partecipato a scontri violenti tra fazioni all’interno della città.

La loro visione poetica ebbe molti punti comuni, ma erano presenti anche nette differenze che li distinguevano. I due autori condividevano, ad esempio, la concezione medievale del corpo umano, che si pensava fosse costituito da Spiriti Vitali che rendevano possibile all’uomo percepire i propri bisogni ed emozioni. Il più grande era lo Spirito d’Amore, di cui Guido Cavalcanti aveva una percezione negativa. Esso era una forza destabilizzante per l’uomo, lo rendeva incapace di reagire e lo conduceva a una morte intesa in senso metaforico, intellettuale e morale.

Dante, Petrarca, Boccaccio, Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia e Guittone D’Arezzo

Questo pensiero fu avversato da Dante. Per lui l’amore, oltre che essere una passione terrena, era l’unico mezzo per elevare l’uomo e condurlo verso il perfezionamento interiore. Questo processo non avveniva solo per raggiungere la donna amata, ma soprattutto per arrivare a Dio. Questa concezione dell’amore fu sostenuta e ribadita in tutte le sue più grandi opere, come nel prosimetro “Vita Nova”, in cui Dante è protagonista e vive in prima persona gli effetti dell’amore dopo l’incontro con Beatrice.

Nguyen Camilla