“E fu la luce”. Non una frase qualsiasi è stata posta sulla tomba di Louis Braille a Parigi: non un semplice cittadino francese, ma l’inventore di una rivoluzione, quella della scrittura tattile.
Proprio a lui risalgono quei punti che spesso si trovano sulle scatole delle medicine e che per molti bambini sono un interrogativo, ma molti non vuol dire tutti. Ma come ha avuto origine questa forma di scrittura?
Louis Braille, a soli tre anni, un giorno ha voluto aiutare il padre che faceva il mastro sellaio, ma è stato proprio così che la sua vita è cambiata: il punteruolo che aveva in mano gli ha perforato l’occhio destro e in due anni l’infezione si è dilagata anche in quello sinistro, diventando completamente cieco a soli 5 anni. Sostenuto e incoraggiato dai genitori, Braille ha ottenuto risultati sorprendenti che gli hanno permesso di ottenere una borsa di studio in una scuola per non vedenti a dieci anni. E’ stato proprio lì che è avvenuto l’incontro decisivo: quello con il capitano dell’artiglieria dell’esercito napoleonico, Charles Barbier. Recatosi nella scuola per sperimentare la “scrittura notturna”, ovvero il sistema per far leggere i messaggi ai militari, Barbier ha perfezionato il modello militare da cui è partito a lavorare Braille. Semplificazioni del sistema del comandante e grande ingegno hanno permesso al giovane di inventare una sua scrittura: erano necessari soltanto sei punti disposti in due colonne verticali per dare nuove speranze ai non vedenti. È stato proprio ciò che gli aveva tolto la vista a donargli una nuova vita: il punteruolo. Sollevando piccoli coni di carta rigida perforati, si sono ottenuti dei puntini interpretabili tramite il tatto.
Perfezionata, la scrittura Braille, un tempo come oggi, consente di ottenere 64 combinazioni diverse a partire da sei semplici puntini rialzati. Ogni lettera ha una combinazione unica di più punti riconoscibili al tatto. Dei sei coni rialzati, cinque sono usati per l’identificazione delle lettere, mentre uno assume la funzione di spazio tra gruppi di segni o parole. Fogli con istruzioni, medicinali, elettrodomestici: questi sono solo alcuni degli oggetti che ci circondano che possiedono questo codice.
Il fatto sorprendente della vita di Braille risiede nella capacità di un ragazzo di quindici anni di inventare qualcosa di eccezionale che, ancora oggi, giova a moltissime persone. La sua storia, come quella di altri tanti giovani, deve essere un punto di riferimento soprattutto per gli adolescenti di oggi che, invece di utilizzare la loro intelligenza in maniera costruttiva, tendono a intraprendere strade sbagliate, dove la violenza e l’arroganza sono sovrane. Vissuti ed esperienze come questa dovrebbero far riflettere tutti perché dal buio si è risaliti in superficie per rivedere la luce.
“E fu la luce”, quindi, non è una frase qualsiasi, ma proprio ciò che indica la forza e il genio di Louis Braille che, nonostante sembrasse impossibile, è riuscito a “vedere” ancora.
Alessia Barbieri