Yuki in Germania, Iris e Eagle in India. Questi i nomi dei robot che accolgono gli studenti e insegnano loro storia, scienze e geografia. Sembra infatti che in alcuni paesi i robot già si affianchino ai docenti di varie materie, li aiutino o addirittura li sostituiscano nell’insegnamento.
Ma a maggio 2023 Geoffrey Hinton, vicepresidente e ingegnere di Google, ha lasciato il suo incarico a causa delle preoccupazioni che nutre nei confronti dell’intelligenza artificiale. “Mi sento un po’ come Oppenheimer”, pare abbia detto Hinton, aggiungendo “ho contribuito a costruire un’arma che potrebbe spazzare via l’umanità. Non l’energia nucleare, ma l’I.A”.
Se persino uno dei “padri” dell’intelligenza artificiale ne ha paura, vogliamo davvero ci cresca o faccia crescere i nostri figli? Un fondamento della pedagogia moderna conferma come sia necessario, prima di insegnare, creare una buona relazione educativa per facilitare l’apprendimento e “prendersi cura” dello studente. Ma un robot può creare una relazione e un rapporto con un essere umano? A mio avviso no. Nessun computer potrà mai sostituire un maestro che insegna la convivenza con gli amici ad un bambino. Nessun robot potrà sostituire la passione di un professore che trasmette ciò che sa o di un insegnante che aiuta un ragazzo in difficoltà, non solo dal punto di vista scolastico, ma anche umano.
Noi studenti spesso (……e volentieri!) vorremmo sostituire alcuni nostri docenti con dei robot, che potrebbero essere più oggettivi ed efficienti dell’essere umano, ma l’intelligenza artificiale non potrà mai essere all’altezza di una sana relazione interpersonale. Allo stesso tempo si può pensare che un robot sia molto più preparato e costudisca un sapere enciclopedico, che sia più oggettivo e meno tendente all’errore rispetto a noi umani. Come cita la famosa frase, però, errare è umano, e forse è questo dettaglio che ci differenzia dai robot: più inclini all’errore, e quindi alla crescita e al confronto.
E voi, scambiereste i vostri “prof” con dei robot?
Agnese Zanoni