Il giorno 4 maggio, nell’ambito del progetto “Atelier creativo per studenti disabili: dal PCTO al piano individuale di transizione”, abbiamo visitato la Chiesa Valdese che si trova in via Duomo, nei pressi di ponte pietra in centro a Verona.
L’obiettivo della visita è stato quello di affiancare allo studio teorico la parte pratica, utilizzando lo strumento del “compito di realtà” per consolidare l’apprendimento, dopo aver studiato in Storia e in Scienze Umane il periodo della riforma protestante e della controriforma. La nascita della chiesa valdese, infatti, si inserisce nella corrente della riforma protestante avvenuta nel XVI secolo con l’adesione alla teologia calvinista. Il pensiero di fondo della Chiesa Valdese nasce in realtà, come altri movimenti pauperistici, nel Medioevo, più precisamente a Lione nel XII secolo grazie agli insegnamenti di un ricco signore francese di nome Valdo di Lione il quale, in seguito ad una profonda crisi spirituale, decise di dedicarsi alla predicazione del vangelo nei confronti delle classi inferiori come risposta alla corruzione dell’epoca della chiesa di Roma. Dopo aver donato tutti i suoi beni ai poveri, Valdo decise di seguire la bibbia alla lettera: secondo il suo pensiero, l’uomo doveva avere un contatto diretto con Dio e sapere la bibbia. Con questa scelta di vita non intendeva ribellarsi alla chiesa, ma pensava anzi di collaborare al rinnovamento che in quel periodo era ispirato alla riforma di papa Gregorio VII. Si scontrò, invece, con la gerarchia della chiesa e, per questo, venne scomunicato ed espulso da Lione.
Il movimento valdese raccolse ampi consensi fra il popolo: pur essendo considerati “eretici” (oggetto di repressione e persecuzioni), i valdesi si estesero in tutta Europa, nel sud della Francia, in alcune zone dell’Italia settentrionale e nella Germania meridionale. Solo nel 1848, con lo Statuto Albertino, lo stato italiano riconobbe i diritti di questa chiesa e quindi la facoltà di esercitare il culto liberamente.
Nella nostra visita alla Chiesa Valdese siamo stati accolti dalla pastora Laura Testa, che ci ha fatto da Cicerone e ci ha spiegato che in questa chiesa (chiamata tempio) non ci sono preti ma pastori. La differenza tra pastori e preti è che i pastori possono sposarsi e i preti non possono perché sono sposati con Dio. Il pastore, durante il culto, ha la tunica nera con un fiocco bianco ricamato, simbolo della sacra scrittura, come il prete ha il collarino bianco.
Da fuori la chiesa mi è apparsa subito molto spoglia. La stessa impressione l’ho avuta una volta entrata dentro. La pastora Laura ci ha spiegato che nella chiesa valdese metodista non ci sono né pitture né quadri della figura di Gesù sulla croce né altre immagini, c’è solamente la croce, segno che Cristo è risorto. Inoltre la pastora ci ha spiegato che è spoglia perché secondo la bibbia l’uomo non deve raffigurare le immagini di Dio. All’interno, poi, ho notato che non c’è il confessionale, in quanto la confessione è svolta personalmente rivolgendosi a Dio durante il culto. Alla parete c’è una tabella con i numeri dei canti dell’innario: inni tratti dalle sacre scritture, in linea con il pensiero di Lutero che per primo predicò la lettura diretta dei testi sacri da parte dei fedeli.
Questa chiesa è inclusiva perché accoglie anche le persone che vengono dall’estero creando un ambiente multiculturale (italiano, inglese, ciu’). La chiesa valdese, inoltre, dà molto importanza all’educazione per tutti, promuove il principio di giustizia ed uguaglianza e contempla solo due sacramenti, quelli istituiti da Gesù nel vangelo: il battesimo e l’eucarestia.
Lia