Il fenomeno del lavoro minorile è ancora presente in diverse aree del pianeta. L’Unicef e l’organizzazione internazionale del lavoro (Oil) hanno stimato in 160 milioni i bambini e gli adolescenti obbligati a lavorare nel mondo, all’inizio del 2020. Questa cifra potrebbe salire a 168,9 milioni di bambini ed adolescenti alla fine del 2022, per effetto della crisi sociale ed economica seguita alla pandemia da Covid-19.
Il lavoro minorile si concentra soprattutto nelle zone più povere del mondo. Il maggior numero di bambini lavoratori, infatti, si trova nell’Africa subsahariana, con una incidenza pari a 86,6 milioni, mentre in Asia il fenomeno interessa complessivamente più di 50 milioni di minori. Non si deve pensare, però, che il fenomeno sia assente nel mondo occidentale. In Europa e nel Nord America lavorano ancora oggi circa 3,8 milioni di minori.
Il lavoro minorile è l’attività che priva i bambini e le bambine della loro infanzia, della loro dignità e influisce negativamente sul loro sviluppo psico-fisico. Ai bambini che si trovano in questa situazione viene negato il diritto di andare a scuola, la possibilità di giocare e di godere dei loro affetti. Molti bambini sono coinvolti nei processi produttivi dell’economia globalizzata: in agricoltura, in miniera, nei servizi e nelle industrie per la produzione di beni destinati all’esportazione. Essi sono spesso reclusi, emarginati ed esposti a sofferenze fisiche e psicologiche.
Statua in onore di Iqbal Masih
Crediti Ryan Kinser, CC BY-SA 2.0 , Wikimedia Commons
Ci si chiede se è possibile porre fine al lavoro minorile: sì, lo è. Le convenzioni dell’Oil sul lavoro minorile sono strumenti giuridici a tutela dei minori, che chiedono ai governi interventi mirati per l’eliminazione dello sfruttamento del lavoro minorile e la proibizione, attraverso procedure d’urgenza.
Ma rimane ancora tanta strada da fare. Ricordiamo la storia di Iqbal Masih, un bambino pakistano, che a 4 anni è stato venduto dal padre all’industria dei tappeti e obbligato a lavorare al telaio per dieci-dodici ore al giorno. Era il 16 aprile del 1995 quando Iqbal venne ucciso in circostanze misteriose, dopo essere riuscito a fuggire, diventando il simbolo della lotta contro il lavoro minorile nel mondo. “Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite”, Iqbal Masih.
Gorana Djukic